Codice O.D.E.S.S.A | Perché gli ex nazisti sono tutti in Sudamerica?

condividi questo articolo su:

Codice O.D.E.S.S.A | Perché gli ex nazisti sono tutti in Sudamerica?

C’entrano il Vaticano e le dittature latinoamericane, secondo la tesi più accreditata.

E quanti sono i gerarchi nazisti ancora ricercati?

Un gruppo di archeologi argentini dell’università di Buenos Aires ha scoperto qualche giorno fa, in un parco chiamato «Teyu Cuare», una struttura composta da tre edifici che, secondo le prime ipotesi ancora da confermare, sarebbe stata costruita come rifugio per ospitare i gerarchi nazisti in fuga dalla Germania dopo la Seconda guerra mondiale.

La struttura è stata trovata nella provincia di Misiones – nel nord-est del paese, vicino al confine con il Paraguay – e in una delle stanze sono state scoperte monete tedesche che circolavano tra il 1938 e il 1944 e porcellane dell’epoca. Che sia vero oppure no (ora gli archeologi sono alla ricerca di nuovi finanziamenti per proseguire la ricerca), intorno al rapporto dei nazisti con i paesi del Sudamerica circolano molte storie: c’entrano nomi conosciuti legati alla dittatura di Adolf Hitler, arresti ed estradizioni altrettanto famosi, leggende metropolitane (come quella per cui Hitler non sarebbe morto ma sarebbe scappato in Argentina) ma anche notizie storiche confermate e documentate.


 

O.D.E.SS.A

O.D.E.SS.A è l’acronimo di Organisation Der Ehemaligen SS-Angehörigen (Organizzazione degli ex-membri delle SS) e si riferisce a una rete organizzata verso la fine della Seconda guerra mondiale da un gruppo di ex ufficiali delle SS – la polizia paramilitare nazista – che, con la collaborazione e l’aiuto di altri soggetti, facilitarono e finanziarono la fuga di gerarchi e criminali nazisti soprattutto in Sudamerica.

Su O.D.E.SS.A. circolano diverse teorie, su cui gli storici si dividono e che hanno a che fare con la struttura stessa dell’organizzazione (secondo alcuni era centrale, secondo altri mancava un organismo di coordinamento), con i canali di fuga e con le coperture e le collaborazioni ottenute.


 

Perché in Sudamerica?

Il giornalista e storico argentino Uki Goñi ha pubblicato un libro intitolato “Operazione Odessa” (tradotto in italiano da Garzanti) in cui suggerisce che il Vaticano abbia avuto un ruolo attivo nella copertura dei gerarchi nazisti in fuga e che sia soprattutto questo il motivo per cui i paesi disposti ad accogliere i nazisti furono quelli del Sudamerica: Goñi descrive e documenta riunioni a questo scopo alla Casa Rosada, la sede della presidenza argentina; l’invio di agenti in Europa per agevolare l’espatrio; il passaggio in Svizzera; i documenti di identità forniti dal Vaticano per ottenere il lascia passare della Croce Rossa e la partenza dal porto di Genova.

Le sue ricostruzioni hanno portato all’apertura di numerose inchieste, sono condivise da altri storici e supportate da un’ampia documentazione, compresa quella della Comisiòn para el Esclarecimiento de las Actividades del Nazismo en la Argentina, costituita presso il ministero degli Affari Esteri dal presidente argentino Menem.

La teoria di Goñi è che molti stati del Sudamerica fossero asili predisposti per la fuga dei nazisti ancor prima che la guerra finisse: stati neutrali, a maggioranza cattolica e guidati in molti casi (Argentina, Cile, Bolivia e Paraguay) da governi filo-nazisti. Inoltre, soprattutto in Argentina, era presente un’ampia comunità di emigrati provenienti proprio dalla Germania. Gli itinerari principali della fuga erano tre: il primo partiva da Monaco di Baviera e si collegava a Salisburgo per arrivare a Madrid; gli altri due partivano da Monaco e, passando da Strasburgo o attraverso il Tirolo, arrivavano a Genova, dove i gerarchi potevano imbarcarsi con l’aiuto del clero verso l’Egitto, il Libano, la Siria e, soprattutto, il Sudamerica.

A sostegno di questa tesi ci sono anche le storie dei ritrovamenti e dei processi più celebri: per esempio quello di Adolf Eichmann, il colonnello delle SS che ideò la cosiddetta “soluzione finale”, cioè lo sterminio nei campi di concentramento di sei milioni di ebrei. Eichmann entrò in Argentina nel 1950 con un passaporto falso rilasciato dalla Croce Rossa a nome “Ricardo Klement”: riuscì a portare con sé la famiglia ed entrò a lavorare negli stabilimenti della Mercedes vicino a Buenos Aires. Venne catturato dai servizi segreti israeliani nel maggio del 1960, condannato a morte e ucciso a Gerusalemme. Josef Mengele, responsabile del programma di eugenetica del regime di Adolf Hitler, viaggiò tra Argentina, Uruguay, Paraguay e, infine, Brasile. Walter Kutschmann, ex capo della Gestapo in Polonia, e Josef Schwammberger, ex comandante delle SS, sono stati catturati sempre in Argentina.

Erich Priebke, ex comandante delle SS e responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine, arrivò in Argentina nel 1948 grazie all’aiuto di alcuni sacerdoti altoatesini: fu catturato a San Carlos de Bariloche, in Argentina, nel 1994, ed estradato in Italia un anno dopo. I paesi del Sudamerica non accolsero solo i criminali tedeschi: a Buenos Aires vissero a lungo anche Ante Pavelich, dittatore croato, e i criminali di guerra olandesi Abraham Kipp e Jan Olij Hottentot. Tutti iniziarono nella loro nuova patria una vita “normale”, con il benestare dei regimi latinoamericani: soprattutto di quello peronista in Argentina.


 

La ricerca

Non è possibile avere dei dati sul numero di nazisti fuggiti dalla Germania in altri paesi d’Europa o in altri continenti. Le notizie più dettagliate e più citate sono quelle del Centro Simon Wiesenthal di Gerusalemme, organizzazione non governativa che ogni anno compila, tra l’altro, una lista degli ex gerarchi del Terzo Reich ancora ricercati.

Dal 2005 il Centro Simon Wiesenthal ha individuato i nomi di circa mille presunti criminali di guerra ancora vivi in Europa, molti dei quali provenienti dalla Germania, e ha lanciato diverse campagne intitolate “Operation last chance” per rintracciarli. L’obiettivo è chiedere informazioni ai cittadini e alle cittadine sui nazisti superstiti e scoprire nuovi casi di cui le autorità non sono state ancora informate.

Dal 2007 la campagna, già attiva in Europa, è stata lanciata anche in alcuni paesi del Sudamerica. Secondo il Centro Wiesenthal, circa 300 criminali di guerra e migliaia di collaboratori del Terzo Reich sono fuggiti in Argentina alla fine della Seconda guerra mondiale. C’è comunque un certo dibattito sul lavoro del Centro Simon Wiesenthal, circa il senso di una giustizia così tardiva che persegue persone ormai anziane e spesso in condizioni di salute precarie.

Tratto da “Il Post


 

La fuga di Adolf Hitler in Argentina

Oltre settecento documenti dell’FBI, oggi desecretati, testimonierebbero che Adolf Hitler non si è suicidato ed è fuggito dalla Germania prima dell’entrata dei russi a Berlino.

Non è del tutto chiaro come sia possibile che, dopo settanta anni, le vicende legate ad Adolf Hitler e al nazismo suscitino ancora così tanta curiosità, rivestendo ancora oggi una forte attualità. Saggi, romanzi, memorie, film, documentari, mostre e persino videogiochi continuano a ricordarci quel sinistro periodo della nostra Storia senza, per questo, perderne l’interesse.

È innegabile, l’argomento affascina non tanto per il male che il nazismo ha rappresentato, bensì per la curiosità di conoscere come sarebbe andata a finire se Hitler avesse vinto la guerra, o se fosse sopravvissuto. In effetti, gli ultimi atti della vicenda sono pieni di zone d’ombra, ancora oggi non perfettamente individuabili, e ciò provoca l’immaginario collettivo.

L’ultima stimolante notizia è la probabile fuga di Hitler da Berlino, avvenuta pochi giorni prima della fine della seconda Guerra Mondiale. Il fatto, di per sé, non è una grande novità. Da sempre si vocifera che Hitler sia riuscito a fuggire e a rifugiarsi chissà dove, alimentando troppe fantasie e scenari fantastici.

Ma ora c’è chi asserisce, con assoluta certezza, che Adolf Hitler, in realtà, il 30 aprile 1945 non si sia suicidato, bensì sia fuggito in Sudamerica. E le prove di questa affermazione le fornisce niente meno che la stessa FBI che ha recentemente ‘desecretato’ ben settecento documenti, fino al 2014 classificati assolutamente ‘Top Secret’.


 

Una morte mai provata

La comunità accademica è sempre stata d’accordo sul fatto che Hitler, unitamente alla sua neo sposa Eva Braun, si suicidò il 30 Aprile 1945 nel bunker della Cancelleria del Reich. I russi, cioè i primi a essere entrati a Berlino all’epoca dei fatti, hanno testimoniato con alcune foto la morte del dittatore nazista e della Braun. Foto che però ritraggono due scheletri anneriti, assolutamente irriconoscibili.

Alcuni documenti, resi noti dalle autorità sovietiche molti anni dopo la fine del conflitto, ‘dimostrerebbero’ che i resti carbonizzati di Hitler e della Braun furono recuperati e seppelliti in due diversi luoghi, che però non è mai stato indicato dove esattamente. In realtà, dopo che le pressioni internazionali si fecero più pesanti, i russi si videro costretti a dimostrare, con prove certe e documentate, la morte del dittatore nazista. Fu così che nel 1970 il Kgb ‘confessò’ di aver preso le impronte dentali di Hitler e della Braun, mai mostrate pubblicamente, che confermerebbero la loro identità e di averli successivamente esumati per poi cremarli e quindi disperderne le ceneri.

Perciò, l’epilogo di una vicenda, sicuramente la più traumatica e significativa del XX secolo, sarebbe tutta qui, racchiusa in un paio di foto e basata sulle scarne dichiarazioni del Kgb che, a dirla tutta, non è mai stato noto per la sua affidabilità nel rivelare chissà che verità, come qualsiasi altro servizio segreto al mondo. Anzi, questa omertà dei russi non ha mai contribuito a dimostrare la reale morte del dittatore nazista. Se è vero che la storia si basa su documentazione certa, su Hitler di certificato c’è solo il mistero, il segreto, il dubbio e la celata verità. Tutte cose che alimentano dubbi e fanno pensare a chissà quali complotti.


 

L’FBI confermerebbero la fuga di Hitler

A quanto sembra, subito dopo la seconda Guerra Mondiale gli investigatori dell’FBI hanno dato la caccia ad Adolf Hitler, ponendo da subito forti dubbi sulla effettiva credibilità delle (inaffidabili) affermazioni offerte dai russi.

Alcuni indizi, infatti, sembrano aver portato l’FBI alla conclusione che Hitler non sia morto suicida, bensì che si sia rifugiato in Argentina. Hitler, sempre secondo l’FBI, si sarebbe rifugiato in un piccolo angolo del Sudamerica, protetto dalla grande comunità tedesca e soprattutto dall’allora presidente Juan Domingo Peron, da sempre simpatizzante del regime nazista, e che sempre lì sarebbe morto nel 1962. E proprio a San Carlos de Bariloche, in Argentina, è curiosamente presente una villa, una copia quasi identica della residenza di Hitler nel Berghof. I sostenitori della fuga di Hitler sono convinti che quella specifica villa sia stata la residenza dell’ex Fuhrer in Sudamerica.

Non è un caso se negli anni si sono moltiplicate le testimonianze di persone che assicurano d’aver visto Hitler ed Eva Braun proprio a San Carlos di Bariloche.

 

In calce si possono scaricare alcuni file resi noti dall’FBI dopo la loro ‘declassificazione‘ e pubblicati sul sito ufficiale dell’Agenzia Federale, per cui la loro autenticità è verificabile al seguente link: https://vault.fbi.gov/adolf-hitler/.

 

A premessa dei file c’è la seguente dichiarazione del Bureau:

“Adolf Hitler (1889-1945) era il leader del socialista (nazista) Partito nazionale e Cancelliere tedesco dal 1933 al 1945; ha condotto il paese nella seconda guerra mondiale nel 1939. I documenti di questa gamma di file trattano di un periodo che va dal 1933 al 1947, ma cadono soprattutto nel 1933 o tra il 1945 e il 1947. Nel 1933, l’FBI ha indagato su una minaccia di morte contro Hitler. All’indomani della capitolazione della Germania nel 1945, le forze alleate occidentali sospettano che Hitler si sia suicidato, ma non hanno trovato prova della sua morte.

A quel tempo, si temeva che Hitler potesse essere sfuggito poco prima della fine della guerra, e le ricerche si sono concentrate per determinare se fosse ancora vivo. L’Ufficio di presidenza dell’FBI ha esaminato alcune delle voci di sopravvivenza di Hitler.”

 

Tra l’altro, in un memorandum segreto dell’FBI, oggi declassificato e firmato dall’allora direttore J. Edgar Hoover, lo stesso avrebbe dichiarato che:

“I funzionari dell’esercito americano in Germania non hanno localizzato il corpo di Hitler, né vi è alcuna fonte affidabile che dirà sicuramente che Hitler è morto.”


 

La fuga di Hitler in un documentario di History Channel

Fuga di Hitler – Verità o leggenda’, questo è il titolo di un documentario/verità in otto parti che verrà trasmesso prossimamente dal canale televisivo ‘History Channel’ (a novembre negli USA, ndr). Gli operatori televisivi hanno seguito le indagini di un team di ricercatori, capeggiati dallo scrittore ed ex agente della CIA Robert Baer, di cui fanno parte anche l’ex funzionario dei servizi segreti Tim Kennedy e un soldato delle forze speciali Usa, membro del gruppo di monitoraggio di Osama Bin Laden dopo il 9/11. Baer e il suo team ha seguito le tracce di Adolf Hitler in diversi paesi, tra l’altro utilizzando macchinari dalla tecnologia sofisticata e all’avanguardia. Le loro ricerche si sarebbero basate anche sulle centinaia di documenti segreti dell’FBI che sono stati desecretati nel 2014, alcuni dei quali sono scaricabili in calce a questo stesso articolo, a testimonianza che l’ipotesi è alquanto ‘seria e credibile’.

Robert Baer testimonierebbe che la fuga di Hitler è probabilmente avvenuta tramite un tunnel che collegava quello che fu il bunker della Cancelleria del Reich alla metropolitana di Berlino (una volta nota come U6 e ora chiamata ‘Stazione Luftbrücke’) e da quest’ultima all’aeroporto Tempelhof. Poi, dopo aver viaggiato su un U-boat dalla Spagna, il dittatore tedesco potrebbe aver passato il resto della sua vita, magari pensando all’ascesa del Quarto Reich, in un angolo sperduto e segreto della giungla argentina.

Il team di Baer avrebbe scoperto questo famoso tunnel, fino a qualche tempo fa assolutamente sconosciuto, utilizzando un dispositivo di ricerca altamente sofisticato, una sorta di sonar impiegato dai militari americani nelle loro ‘caccia all’uomo’ (lo stesso usato in Iraq per scovare il Rais Saddam Houssein quando si era nascosto in un pozzo, ndr). Baer avrebbe trovato una parete fasulla nella metropolitana di Berlino, dietro la quale è venuto alla luce quella parte del tunnel che porta nei pressi dell’aeroporto di Tempelhof.

Non solo Hitler si sarebbe dato alla fuga beffando i russi, bensì dai rapporti dell’FBI sembra sia provata la reale possibilità di un vero e proprio ‘esodo di massa nazista’ dall’aeroporto Tempelhof avvenuto il 21 aprile 1945, cioè il giorno dopo l’ultimo avvistamento pubblico registrato di Adolf Hitler e ben nove giorni prima dell’asserito suicidio dell’ex Fuhrer nazista.

Come si evince, su questa parte della Storia non è ancora stata scritta la parola ‘fine’.

Tratto da “altri-tempi”

 

L’URLO DEL MALE
storie di una guerra mai dichiarata

Packaging romanzo Urlo del Male

ACQUISTA ORA
il mio romanzo autografato
in un packaging
in edizione limitata

Fai conoscere questo storia
ad un tuo amico.
Condividi questa pagina su :

LORIS GIURIATTI

Guida ambientale escursionistica e scrittore di montagna.
Grande conoscitore del monte Grappa delle sue tradizioni e soprattutto coinvolgente divulgatore della sua storia al punto da essere considerato dal pubblico uno dei migliori narratori disponibili.

Articolo precedente
L’URLO DEL MALE: Intervista a Loris Giuriatti
Articolo successivo
Che cos’è il codice ENIGMA
TAG :

10 Commenti. Nuovo commento

  • Giuseppe Bellina
    23 Ottobre 2022 22:25

    Esistono prove che il dottor Heim sia fuggito al Cairo e li sia deceduto. Si conoscono molto bene gli spostamenti che Mengele compi’ in America Latina per sfuggire alla cattura. Si organizzo’ la cattura prima di Eichmann e in seguito di Priebke conoscendo le loro sedi di residenza. Non capisco perche’ ancora oggi non si creda che Hitler e il segretario del partito nazionalsocialista Borman siano morti a Berlino con l’arrivo dei russi.

    Rispondi
    • NELSON FRASCAROLO
      13 Gennaio 2023 16:32

      Gentile Sig. Bellina, sono come lei convinto che Hitler come lo stesso Borman non siano morti a Berlino nel 1945.
      Per la legge non c’è morte senza cadavere, dopo qualche tempo, decenni c’è la morte presunta.
      Se poi un capo politico muore ad opera dell’esercito occupante o di una rivoluzione la salma del destituito viene mostrata.
      Perchè Mussolini venne appeso in Piazzale Loreto, perchè Gheddafi venne filmato e mostrato morto, perchè è stata documentata la fine dei coniugi Ceausescu , e non quella di Hitler?
      Lo stesso Che venne mostrato ad uso e consumo di cronisti e fotografici fatti affluire in elicottero.
      Si fa sparire la salma per non lasciare luoghi di culto ma si registra la morte e la si documenta.
      I Russi trovano poco o nulla nel 45 sanno che hanno molto probabilmente un sosia fra le mani.
      Ne trovano uno in bella mostra nei ruderi della cancelleria che filmano pure, ma è troppo poco assomigliante per crederci.
      Lo identificano per le impronte dentarie, o almeno così dicono.
      Impronte disegnate a memoria dall’assistente del dentista del Dittatore, non un medico non un professionista che traccia a mano affidandosi ai ricordi un’intera bocca!
      Se riflettiamo su questa cosa, ci viene già da pensare…. Ma andiamo oltre.
      Inspiegabilmente i resti vengono tenuti per loro per decenni, gli alleati non li vedono.
      Negli anni 70 vengono cremati e smaltiti.
      Secondo alcuni storici il falso dossier è redatto per non scatenare le ire di Stalin, in fin dei conti esser sopravvissuto alla guerra patriotica per poi esser spedito in Siberia insieme ai sottoposti per aver dato la brutta novella al Dittatore Giorgiano non deve esser stata una prospettiva allettante.
      Vi è chi parla anche dell’operazione Mito ovvero quell’insieme di azioni di depistaggio di cui i russi, e poi la STASI loro diretta emanazione, erano maestri.
      Stalin non ci crede per molto che quello sia Hitler e lo dice apertamente agli alleati.
      Pensare che Adolf sia andato in villeggiatura in Sud America con i risparmi come un pensionato vuol dire esser degli idioti.
      I Nazisti capirono che la guerra era persa nell’inverno 42/43.
      Quando Stallingrado venne accerchiata ad Est, e in Africa l’offensiva verso il Cairo era stata respinta dopo El Alamein.
      L’ammiraglio del controspionaggio tedesco ( Marina) , Canaris aveva compreso già nel corso della prima guerra mondiale il potenziale del Sud America, era scappato appoggiato dalla prigionia in cui era caduto dopo l’affondamento della nave.
      Si seguirà quella direzione.
      I Nazisti arrivarono in Sud America grazie a due appoggi essenziali.
      Gli Alleati che in cambio del loro sapere tecnologico, e del loro aiuto in un’eventuale conflitto con i Russi, sarrebbbe tornato utile. Non sarebbe altrimenti spiegabile come i sottomarini tedeschi potessero viaggiare indisturbati, almeno 2 si consegneranno a guerra finita da mesi in Sud America.
      La chiesa Cattolica supporterà con la Croce Rossa con documenti falsi.
      I preti giocavano con i morti, se un fuggitivo nato nel 1913 spariva nel 1946, e poi per caso tornava nel 1950 per esempio poteva ricevere le generalità di un coscritto morto di cui nessuno ricordava nulla, unica raccomandazione evitare accuratamente i luoghi dove si era noti.
      Certo questo non valeva per Hitler ma per Priebke e lo stesso Mengele si.
      I coniugi Peron infine accettarono un cospicuo assegno nazista, in cambio di 4mila passaporti, e la dovuta riservatezza.
      Solo due decenni fa tali teorie erano fanta storia, ora è praticamente appurato che andò così.
      Lo stesso MOSSAD si accontentò di Eichmann, era al tempo un’agenzia giovane e tra i vecchi nemici in fuga orma inoffensivi, e i terroristi Palestinesi si dedico a questi ultimi.

      Rispondi
  • Buona giornata,

    concordo con i pensieri esposti dal Sig. Nelson.

    Le prove che portarono al riconoscimento della salma di Hitler erano misere, e mal documentate.
    L’assistente alla sedia, che non è un medico, che traccia a memoria l’intera bocca del Dittatore lascia veramente il tempo che trova.
    E’ come se per identificare l’ipotetica salma di Berlusconi si chiamasse la Minetti!
    Senza augurar male al primo o accostarlo politicamente ad un Dittatore, o metter in dubbio le competenze della seconda, ritengo che tra la preparazione di una igienista dentale ed un medico dentista vi sia un corso di laurea di mezzo!
    I testimoni delle ultime ore del dittatore fecero anni in prigione in Russia, e le versioni vennero fatte tornare, nel Bunker qualcuno che non si fece prendere probabilmente mise in scena la morta del sosia, che ipotizzo fu indotto pure al suicidio, i testimoni quindi per anni raccontarono quanto avevano visto.
    Non vi è miglior testimone di chi dice la verità, o meglio racconta ciò che ha visto.
    Credo che l’ipotesi della Fuga sia coerente eventualmente con l’aver archiviato come referti medici di Hitler quelli del sosia che poi è stato fatto ritrovare.
    Ho letto che confrontando le immagini del Dittatore nei momenti pubblici se ne possono identificare almeno 5 di cui i nomi sono pure noti.
    Vi sono testimonianze di persone che rimasero sconvolte dalle condizioni psico-fisiche del Dittatore nel Bunker trovandole drasticamente peggiorate in brevissimo tempo.
    Il sosia destinato al sacrificio era evidentemente rimbambito da droghe, magari propinate dal Dott. Morell il medico personale di Hitler.
    Uno di questi fu trovato con un foro in fronte in mezzo alla cancelleria dai fanti Russi, esistono foto e riprese pure sul web.
    La flotta di sottomarini affondati nel Rio della Plata e i due auto consegnati sono ben più di una freccia che punta in quella direzione.
    Hitler aveva tanto da barattare, tecnologia, know how, menti eccelse, poi non dimentichiamoci che in caso di invasione sovietica, un Hitler redivivo che incitava mezzo milione di ex SS europee a prendere le armi sarebbe stato molto utile!
    Nel Sud America è cognizione comune che le cose siano andate così.
    Il confine tra leggenda e storia non documentata è molto labile.
    Di certo il cranio di Hitler conservato al Cremlino è di una donna.
    Per la mandibola, è rilevante che nessuno si sia posto il problema di far fare il DNA!

    Rispondi
  • ciao a tutti,

    mi piacciono molto i commenti di Nelson e di Giuseppe, bravissimi!

    Ho 21 anni, sono un senegalese adottato da una famiglia italiana, ma ho la fissa di questa vicenda.

    Penso che Giuseppe e Nelson abbiano centrato il punto.
    Senza salma non c’è il morto!
    E Hitler era IL MORTO un trofeo!

    Quello che succede fra Aprile e Maggio a Berlino è ben più della Conquista della capitale del Reich Millenario di Hitler!

    Stalin da un lato gli Alleati dall’altro hanno da tempo stabilito a Yalta dei punti su come dividere il mondo libero, ma stanno valutando se rispettarli?
    Stalin un pensiero sulle possibilità di arrivar a Londra lo fa?
    L’ex URSS attacca il Giappone con il quale aveva mantenuto un’accordo di non belligeranza dal 1904!
    Nessuno mi toglie dalla testa che le due atomiche non sono per fermare un Giappone sconfitto, ma per fermare un’escalation con i comunisti.
    Nagasaki viene distrutta dopo Hiroshima per mandar un messaggio, ne abbiamo altre le sappiamo fare, padroneggiamo la tecnologia ( usano due ordini diversi), gli USA dicono fra le righe a Stalin guarda che non l’abbiamo trovata nella cantina dei tedeschi?
    Gli alleati dal canto loro, pensano di stringere accordi con i tedeschi, accolgono benevoli tutte le armate in ritirata dal fronte Russo che ripiegano sull’Elba.
    Stimano il soldato tedesco, ammirano e temono i generali, gente da tener buona contro l’orso sovietico.
    Ho letto che Stalin è sconvolto quando apprende delle atomiche.
    Conosce il potenziale dell’industria USA, gli riconosce il merito di aver sorretto la sua guerra patriottica.
    Stalin si confronta con i suoi generali e decide di non andar oltre.
    Sarebbe interessante, per l’autore di queste pagine che ammiro per aver letto qualche suo testo, approfondire la guerra di spie fatta in Giappone con infiltrati tedeschi.
    Grazie
    MO

    Rispondi
  • NELSON FRASCAROLO
    21 Febbraio 2023 16:53

    Gentile M.O.

    spunti interessanti e notevoli per un ragazzo di 21 anni, è di origine senegalese, anche questa è integrazione. Mi permetto un abbraccio di stima.

    Dici cose sensate, le due atomiche sul Giappone erano due e di due tecnologie diverse, e servivano proprio a ciò! Deterrenza conto l’URSS di Stalin.

    Risulta anche a me dell’accoglienza USA rispetto alle armate tedesche, Patton era il massimo esponente di questa corrente, la sua morte è sospetta per molti.

    Attenzione però ad una cosa, Berlino cade a maggio 45, le atomiche scoppiano ad agosto del medesimo anno, Stalin aveva già compreso che era il caso di desistere, al pari degli alleati erano spossati da 4 anni di guerra, nessuno si prese la briga di prendere iniziative.

    Valutazioni di scenari, o reali piani di ordine mondiale?
    Per fortuna è un mero esercizio di fanta storia.

    Rispondi
  • ciao M.O.

    Mi unisco al plauso di Nelson, e accolgo il tuo invito al tu.
    Complimenti per i temi trattati, da un 21enne di origini non europee, bello leggerti!
    Dimostri che i giovani possano esser curiosi a 360 gradi, ben venuto.
    Continua così!

    Fai un ragionamento evoluto, che si collega a quanto dicevamo sopra, Hitler probabilmente scappa con ok degli alleati perché serve a questo scenario.
    Baratta tecnologie, porta in dote un voto di fedeltà di mezzo milione di ex SS.
    Una rete di contro spionaggio efficiente.

    Ottima l’osservazione sulle bombe, due di tipo diverso, per dire che gli USA padroneggiano la tecnologia, le sanno fare, e che come dici tu non l’hanno trovato ai tedeschi.
    Sicuramente l’esperimento di Los Alamos era noto ai Russi, non escluderei che la info sia stata fatta trapelare volutamente.

    Saluti G.

    Rispondi
  • Ciao a tutti, grazie dei complimenti, mi sento onorato.
    E’ bello trovare un luogo seppur virtuale dove scambiare opinioni.
    Voi che età avete?

    Una questione, perché se Borman e Hilter scappano non lo fanno i Gobbles, che si uccidono con tutta la famiglia?
    Himmler scappa in maniera raffazzonata e si suicida.
    Goring si arrende e finisce a Norimberga?

    Grazie
    M.O.

    Rispondi
  • NELSON FRASCAROLO
    23 Febbraio 2023 9:28

    Ciao ragazzo,

    credo che la cosa si debba giustificare all’interno del concetto di corte di Hitler.
    Himmler aveva il suo esercito le SS, Goring l’aereonautica.
    E’ fattuale che uomini di queste unità siano stati coinvolti nella fuga di Hitler.
    Ma non dimentichiamoci che c’erano altri reparti, la Gestapo, i servizi, si è già parlato del ruolo di Canaris.
    Goring era caduto in disgrazia, dopo gli insuccessi della sua Lutwaffe.
    Non dimentichiamoci che non ne azzecca una, la battaglia di Inghilterra, l’incapacità di rifornire con il ponte aereo Stalingrado, l’incapacità di difendere la madre patria dai bombardieri alleati, l’inefficienza in Normandia.
    Alla fine Goring passa gli ultimi anni della guerra ad andar a caccia e a giocar con i suoi leoni, a Norimberga arriverà una palla di lardo, morfinomane e con le unghie laccate…
    Hitler lo tollera fino alla fine, salvo poi destituirlo in un’impeto di rabbia, in una Berlino circondata quando riceve il telegramma in cui legge che Goring vuol sostituirlo.
    Le SS ormai allo sbando non provano neppure a fucilarlo, e lui si arrende alle armate USA in una pagliacciata disponibile su youtube.
    Himmerl non se la passa meglio.
    I tre amici di Hitler, storici che lo hanno appoggiato, si combattono per la sua amicizia, Hess che giudico un fulminato si auto elimina andando in Scozia a inseguire un delirante trattato di pace che lo porta dritto a Norimberga.
    A quel punto si affaccia Borman una vera eminenza grigia.
    Su di lui si affaccia persino il dubbio che lavori per i Russi, sul fronte sovietico i suoi consigli sembrano fatti apposta per perdere.
    Borman divide e comanda.
    Non mi stupisce quindi se abbia favorito l’allontanamento di Goring e di Himmler per favorire la sua crescita di potere, e la possibilità di influenzar Hitler.
    A quel punto, Goring e Himmler che si propongono come interlocutori con gli alleati possono persino esser utili.
    Gobbel e famiglia, ormai non servivano più il suicidio della famiglia poi rafforza l’idea della morte di Hitler.
    Se Goring e Himmler avessero saputo di Hitler vivo, di suoi piani di fuga lo avrebbero usato per salvarsi.
    O meglio avrebbero usato quelle informazione per prender parte alla fuga.
    Questa la mia visione.
    Saluti
    Nelson

    Rispondi
  • ciao,

    Gobbels e Goring provano entrambi un via diplomatica.

    Gobbels capisce subito la mal parata, prova la fuga in anonimato, beccato si suicida.
    Si vede che sono azioni dell’ultimo minuto, nulla di raffinato e complesso.

    Goring si arrende in una pantomima che Nelson dipinge bene nella sua delirante comicità.

    Credo che Hitler o meglio Borman per suo conto li abbiano tagliati fuori, sul banco di Norimberga qualcuno si deve sedere, e loro avevano fallito.

    E’ interessante cosa dice Donitz a Norimberga, lo sapete postare?

    Rispondi
  • scusate non ho finito il messaggio…

    Donitz ho letto che parla di imprendibili fortezze al Polo dal quale il 4°Reich sarebbe rinato…

    Qui sono partite solo seghe mentali, gli americani, ci fecero pure una grandiosa operazione militare!
    E’ c’è ancora gente che scrive di scontri con gli UFO e di basi sotto al Ghiaccio…

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

per info e consulenze

WWII Top Secret

Menu